Il giorno 25 settembre 2023, la giuria internazionale del Tribunale Permanente dei Popoli (TPP) ha reso pubblica a Francoforte la sentenza della terza e conclusiva sessione del procedimento dedicato al processo di genocidio del popolo Eelam Tamil dello Sri Lanka, già oggetto di giudizio da parte del TPP nelle sessioni di Dublino (2010) e Brema (2014). L’atto d’accusa che ha motivato questa ulteriore tappa del processo è stato formulato dall’Irish Forum for Peace in Sri Lanka (IFPSL) e dalla International Human Rights Association (IHRA), e ha posto in evidenza la situazione di impunità e di negazione del diritto alla vita del popolo Eelam Tamil nei seguenti termini:
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la continuità del processo genocidario (che il TPP aveva esaminato a Dublino, tenendo conto di quanto stabilito dal diritto internazionale e per i casi dei massacri culminati nel 2009 in Sri Lanka);
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la negazione dei diritti fondamentali dei membri di Eelam Tamil della diaspora e dell’esilio attraverso il mantenimento di una qualificazione di ‘terrorismo’, arbitrariamente assegnata dagli USA e non riconosciuta nei rapporti ad hoc delle Nazioni Unite.
Sulla base di una documentazione estremamente dettagliata che ha evidenziato, sia a livello storico sia giuridico, le modalità e l’estensione delle violazioni dei diritti fondamentali, la sentenza pronunciata dalla giuria internazionale presieduta da Ana Esther Ceceña ha riconosciuto e qualificato la piena e diretta responsabilità degli USA come attori decisivi: nel creare le condizioni per le fasi più acute del genocidio, attraverso il boicottaggio del processo di pace; nel sostenere nei modi più espliciti, militarmente e politicamente, le politiche repressive del governo dello Sri Lanka contro Eelam Tamil; e, infine, nel condizionare le decisioni dello Human Rights Council delle Nazioni Unite nel criminalizzare in termini di terrorismo le politiche di resistenza e di trasformazione democratica del popolo di Eelam Tamil. La giuria ha inoltre riconosciuto, come perfettamente riassuntiva della responsabilità degli USA, la richiesta dell’accusa di applicare, oltre alla qualificazione di genocidio, la definizione adottata a Norimberga di ‘crimine contro la pace’.
Due componenti molto importanti dell’argomentazione della giuria del TPP sono da sottolineare:
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il ruolo centrale delle donne Eelam Tamil, da tempo protagoniste della trasformazione del progetto di liberazione di LTTE in un modello originale di democrazia sostanziale. Bersaglio delle più efferate ed estese violazioni in tutte le fasi del genocidio, le testimonianze delle donne, riportate nella sentenza, sono in questo senso un vero e proprio ‘giudizio nel giudizio’;
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l’utilizzo di categorie giuridicamente ambigue come quella largamente in uso del terrorismo, in tutte le sue declinazioni, che oggi si è affermata come superiore e alternativa ai diritti umani e al diritto internazionale.
La documentazione di questi due aspetti costituisce l’asse portante della sentenza. Con due note conclusive. In primo luogo, gli anni trascorsi dalla sentenza del 2010 hanno dimostrato la fondatezza del giudizio secondo cui la cancellazione-eliminazione del popolo Eelam Tamil era funzionale alle strategie di dominio dell’Oceano Indiano da parte degli USA e degli alleati, esercitate attraverso il controllo del porto di Trincomalee, in territorio Eelam Tamil. La radice della ‘continuazione del genocidio’ va rintracciata in questo specifico interesse geopolitico. In secondo luogo, la sentenza ha preso atto della persecuzione degli attivisti dell’Eelam Tamil in Europa, in particolare in Germania, vista come un’estensione del genocidio in corso e legata alla messa a bando delle LTTE da parte dell’Unione Europea nel 2006, su pressione di Stati Uniti e Regno Unito. Ciò ha provocato la deportazione dei rifugiati Tamil e l’avvio di procedimenti penali per il sostegno alle LTTE.