Il 4 luglio 1976 ad Algeri, per iniziativa di Lelio Basso, veniva proclamata la Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli, conosciuta come Dichiarazione di Algeri. Si è trattato dell’esito di un complesso percorso, in coincidenza con il compimento – salvo poche eccezioni – del trentennale processo di decolonizzazione avviato nel secondo dopoguerra.
Con la creazione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 1945, la riaffermazione dei “principi di Norimberga” da parte dell’Assemblea dell’ONU nel 1946, la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani approvata nel 1948, si era verificata una sorta di rivoluzione nell’ordinamento internazionale: venivano a far parte del diritto internazionale vigente i principi della pace, dei diritti umani e dell’autodeterminazione dei popoli.
In assenza di un’effettiva giurisdizione internazionale che garantisse il rispetto di questo ordinamento profondamente rinnovato, si costituì, nel 1966, per opera di Bertrand Russell e di Jean Paul Sartre, e con la partecipazione di illustri intellettuali e giuristi dell’epoca, fra i quali Lelio Basso, il “Tribunale Internazionale Contro i Crimini di Guerra”, un tribunale d’opinione conosciuto anche come Tribunale Russell. Un’analoga istituzione fu creata per impulso di Lelio Basso, il “Tribunale Russell II sull’America Latina”, che operò dal marzo 1974 al gennaio 1976. Esso ebbe una vasta eco e suscitò una vasta mobilitazione.
Dall’esperienza di queste due originali iniziative nacque la Conferenza di Algeri, promossa dalla Fondazione internazionale Lelio Basso per il diritto e la liberazione dei popoli insieme alla Lega Internazionale per i diritti e la liberazione dei popoli. Parteciparono alla conferenza numerosi giuristi, economisti e personalità politiche, sia dei paesi industrializzati che del Terzo Mondo, oltre a un gran numero di rappresentanti dei movimenti per la liberazione dei popoli, organizzazioni non governative ed esponenti del movimento internazionale per la promozione dei diritti dei popoli. La scelta di Algeri fu dovuta a precise ragioni: Algeri era un punto di riferimento strategico per i paesi non allineati; era la capitale di una nazione che aveva duramente lottato per affrancarsi dalla dominazione coloniale, in un continente che contava molti paesi in lotta per l’indipendenza politica ed economica. La data di pubblicazione della Dichiarazione, il 4 luglio 1976, venne scelta perché coincideva con la ricorrenza del bicentenario della Dichiarazione di Filadelfia, con cui i rappresentanti delle tredici colonie inglesi dell’America del Nord approvarono la Dichiarazione d’Indipendenza degli Stati Uniti redatta da Thomas Jefferson, proclamando il loro diritto di essere liberi e indipendenti dalla Corona britannica.
La Dichiarazione Universale dei Diritti dei Popoli fu subito sottoscritta da oltre 80 personalità della politica e della cultura di tutto il pianeta. Partendo dalla convinzione “che il rispetto effettivo dei diritti dell’uomo implica il rispetto dei diritti dei popoli”, la Dichiarazione di Algeri enuncia i diritti dei popoli in un testo di trenta articoli, che identificano nei diritti all’identità nazionale e culturale, all’autodeterminazione, nei diritti economici, nel diritto alla cultura, all’ambiente e alle risorse comuni, nei diritti delle minoranze, i capitoli incompiuti nel diritto internazionale dei diritti umani e le aree di impunità delle loro violazioni.
La Dichiarazione di Algeri costituisce ancora oggi il fondamento dell’attività del Tribunale Permanente dei Popoli.
Consulta la Dichiarazione di Algeri in spagnolo e in inglese