Il titolo di questa nota è lo stesso che il TPP aveva deciso di utilizzare come simbolo e sintesi della sentenza presentata pubblicamente nel novembre 2014, al termine di un lungo percorso di ricerca e documentazione dedicato al tema del “Libero commercio, violenza, impunità e diritti dei popoli in Messico (2011-2014)”.
La scomparsa dei 43 giovani studenti di Iguala ha coinciso con le ultime ore dei lavori del TPP. All’epoca dei fatti erano già chiare la connivenza e la partecipazione diretta delle autorità. Secondo il Tribunale: “…in questo regno dell’impunità che è il Messico oggi, ci sono delitti senza assassini, torture senza torturatori, violenze sessuali senza abusatori, in una costante abdicazione di responsabilità, in cui sembrerebbe che le migliaia e migliaia di massacri e le violazioni sistematiche dei diritti dei popoli siano sempre atti isolati o situazioni marginali piuttosto che veri e propri crimini di cui lo Stato è responsabile”.
In questi giorni, dopo nove anni, la stampa internazionale riporta che il mandato del Gruppo Interdisciplinare di Esperti Indipendenti (GIEI) concluderà il suo lavoro il prossimo luglio e che l’indagine, pur avendo fatto passi avanti, si trova in una fase di stallo che potrebbe essere definitiva, a causa del permanente rifiuto dell’esercito e della marina di consegnare i documenti essenziali per la ricerca della verità e degli scomparsi, nonché delle responsabilità di quanto accaduto ai “43 di Ayotzinapa”. Nonostante i molteplici passi compiuti negli ultimi anni e la volontà espressa dall’attuale presidente (che rappresenta un cambiamento politico storico rispetto al governo Peña Nieto, direttamente coinvolto nei fatti) di fare chiarezza su tutto, l’ “ombra” continua a essere protagonista.
Le analisi e i commenti della stampa sono stati molto importanti. Ciononostante, il ruolo del TPP è quello di sottolineare la gravità di un ennesimo scenario di impunità. Ayotzinapa è diventato un indicatore urgente ma non nuovo della ricerca di una democrazia innovativa basata sui diritti umani.
La trasformazione dell’impunità richiede un cambiamento istituzionale all’insegna della trasparenza, una collaborazione e un impegno senza riserve nelle indagini e una risposta onesta alle richieste dei familiari.
Ayotiznapa è una sfida aperta per il Messico. Una sfida molto grande, ma molto necessaria. Si spera che la sua risoluzione secondo le raccomandazioni del GIEI possa essere un forte indicatore della coerenza di AMLO che ha dichiarato di essere indipendente dai poteri che non rappresentano la volontà diretta di coloro che lo hanno eletto. Su questa linea, una scelta di trasparenza che riconosca la priorità irrinunciabile dei diritti umani sarebbe anche di aiuto e di memoria per tanti casi esemplari nei Paesi del vicino Nord (Guantanamo ne è un vecchio esempio), e per le tante realtà nazionali e regionali che si confrontano con sfide simili.